Geografia e storia della letteratura italiana by Carlo Dionisotti

Geografia e storia della letteratura italiana by Carlo Dionisotti

autore:Carlo Dionisotti
La lingua: ita
Format: mobi, epub
pubblicato: 2013-11-30T23:00:00+00:00


Note

13. Edito in parte (cfr. p. 132) in «Italia medioevale e umanistica», vol. 1, 1958, pp. 427-31.

DISCORSO SULL ’ UMANESIMO ITALIANO14

A questa relazione sulle linee fondamentali dell Umanesimo italiano devo premettere una breve confessione e apologia. L argomento della relazione di gran lunga eccede la mia competenza, che non è di studioso dell Umanesimo, ma è di studioso della letteratura italiana in genere, con un maggiore interesse per il tardo Quattro e il primo Cinquecento. Inoltre la mia competenza, quale che sia, non è aggiornata: è frutto di studi che per forza maggiore sono stati da alcun tempo interrotti. In tali condizioni avrei dovuto, come già avevo fatto di altro tema propostomi, rifiutare questo. Ma, a parte ogni altra considerazione e tentazione, ho poi pensato che ad una accolta di specialisti, gli stessi limiti e dubbi e impedimenti miei avrebbero potuto fornire materia di discussione non inutile, indicare qualche difficoltà impreveduta nel trapasso dalla specializzazione alla divulgazione, dalla storia propria dell’ Umanesimo, inteso come rivoluzione del pensiero e della cultura in Europa, alla storia di esso come momento della letteratura italiana. Anche ho pensato che un pubblico esame di coscienza relativo a un trentennio di studi potesse avere un interesse non soltanto individuale.

Il primo risultato di un tale esame è per me questo: che trent’ anni fa, iniziando il corso dei miei studi, mi sarei sentito naturalmente inetto a discorrere delle linee fondamentali dell Umanesimo italiano, ma non avrei dubitato affatto che se ne potesse discorrere; oggi mi tocca fare i conti anche con un tale dubbio. Dirò di più: il primo impulso nell accostarmi al tema è stato di sostenere che linee fondamentali dell Umanesimo italiano non esistano. Un impulso irragionevole e interessato insieme, ma che forse ha un suo fondo sano. È un fatto che trent ’ anni fa chi si addestrasse a studi italiani non aveva timore alcuno a far uso dei termini Umanesimo e Rinascimento, come di categorie storiche, controverse sì, ma senza alcun dubbio esistenti e necessarie. Inevitabile era che la ricerca subito si indirizzasse a una definizione dei caratteri essenziali del Rinascimento o dell Umanesimo, intesi come enti dei quali era bensì ammesso che nel tempo avessero subito un processo di crescita e maturità e declino, ma più importando che unica e potenzialmente intatta attraverso quel processo avessero mantenuto l anima loro. E di quest ’ anima anche importava la preesistenza, se così può dirsi, e certo la sopravvivenza, rispettivamente nell’età classica e in quella moderna: onde la fede in una linea maestra, antica e nuova, classica e cristiana, della civiltà umana, della civiltà cioè nostra; onde anche una abnorme estensione dei limiti e rarefazione dell’oggetto della ricerca, e insomma una mitologia storica che sembrava offrire un comodo paradiso scolastico au dessus de la mêlée.

Non credo che la situazione si presenti oggi allo stesso modo. Perché, non è facile spiegare in poche parole. Ma mi pare chiaro e sufficiente il fatto che quei termini e categorie, Umanesimo e Rinascimento, poggiavano su un precedente indeterminato



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